sabato 1 gennaio 2011

The Ghost Writer

The Ghost Writer
Roman Polanski, 2010

 Diciamo che non morivo dalla voglia di vedere The Ghost Writer, al contrario del resto del mondo. Sarà che i thriller di stampo politico non sono esattamente il mio genere preferito, ma sapete cosa? Sono contenta di averlo visto solo ora. Un po' perché ai telegiornali non si parla più dell'arresto del regista, non che mi freghi qualcosa ma almeno la mia mente è scevra  di tutti i commenti idioti che si sentivano a proposito del film a causa del fatto. Soprattutto, però, perché non credo l'avrei egualmente apprezzato, mesi fa. Non credo ne avrei colto le sfumature, la cura dei dettagli, la brillantezza dei dialoghi.
Non credo mi sarei lasciata sedurre dalla fotografia e dalle musiche con così tanto trasporto.
Non credo che al finale lo stesso brivido sarebbe sceso lungo la schiena.

Allo stesso tempo, però, non riesco ad essere completamente soddisfatta della visione. Ho trovato delle falle nella sceneggiatura: calcando delle difficoltà che si sarebbero potute superare più facilmente, cercando di confondere lo spettatore con elementi superflui (ché altrimenti il finale si capiva subito), agendo con comportamenti vistosi e scenografici anziché con la soluzione più logica e pratica, dando allo stesso tempo vita alla sequenza più bella (o quasi) del film, che ho riassunto nell'immagine qui sopra. E nell'esplicarsi dei risvolti, a volte basato troppo sulle parole, su nomi e date, rendendo il tutto più complicato di quanto sia in realtà. Si tratta, ad ogni modo, solo di un vago sentore di "imperfezione", e non una di critica vera e propria.

Dura 128 min., che non sono troppi ma neanche pochi. Procede lentamente, e l'argomento non è dei più leggeri. Ed il vero punto di forza del film sta proprio qui: nonostante questi grossi ostacoli si lascia guardare con una goduria come pochi, trovando lo spazio anche per alcune scene che possono far sorridere (ad esempio con l'allarme). Gran parte del merito va ai dialoghi che, come accennato prima, sono assolutamente geniali, capaci di esaltare l'animo tanto del romantico quanto del sarcastico e del satirico, buttando qualche frecciatina qua e la quando capita (come quando elencano, en passant, i Paesi che non riconoscono la giurisdizione della Corte internazionale dell'Aja, per dire). Ma anche alla bellezza visiva ed alla bravura degli attori, tutti bravi. Ewan McGregor mi ha definitivamente conquistata.

E se pure avessi avuto delle remore più forti  sullo scorrere del film sarebbero state tutte spazzate via dalla sequenza finale, che mi piace descrivere come sbalorditiva. Intuitiva ed amara. Chiara ed ermetica al tempo stesso. Silenziosa. Fantastica, veramente, veramente, fantastica.
Un film che è un vero peccato non godersi. Ogni classifica di fine anno sarebbe incompleta, in questo 2010.

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