lunedì 17 gennaio 2011

Talladega Nights

Talladega Nights: the Ballad of Ricky Bobby
Adam McKey, 2006.

Tanto per chiarire le cose sin dall'inizio Ricky Bobby non è affatto la storia di un uomo che sapeva contare fino ad uno. E sì, sarebbe piaciuto anche a me, ma sono stata tratta in inganno anch'io dai titolisti italiani.
Detto ciò mi preme chiarire un secondo punto: ci sono due tipi di demenzialità accettabili nel cinema, secondo il mio modesto parere. Uno è la demenzialità geniale, quella dei film di Edgar Wright, per intenderci. L'altro è quella talmente idiota da fare il giro completo del buon senso e tornare al punto uno (la demenza geniale), come Zoolander, per esempio. Tutto il resto è spazzatura. Al massimo si salveranno un paio di punti ma ho seri dubbi che il gioco valga la candela.
L'arduo sta nel fatto che tra queste sfaccettature c'è una linea di confine molto, molto sottile.
A quanto pare Adam McKey cerca la strada più scontata e si adagia su vecchi trucchetti: innanzitutto l'appoggio del solito Will Ferrell (il non più sinonimo di garanzia Will Ferrell); il personaggio principale stupido, egocentrico ed immaturo; il suo amico altrettanto scemo col quale ha un perverso rapporto che sfiora ed a volte oltrepassa l'omosessualità. E poi tanti altri punti fermi del cinema demenziale: scene portate al paradosso, cinismo, totale mancanza di riverenza per la decenza altrui.

Ma bastano tutte queste cose a soddisfare l'arduo compito di rendere un film di puro non sense un film degno d'essere chiamato tale? Questa retorica domanda dovrebbe far capire che a me, Ricky Bobby, non è piaciuto mica sto granché.

Il problema sta tutto qui: amalgare gli elementi con un po' di razionalità. Se ci si limita ad infilare delle scene risibili qua e la senza creare un filo conduttore allora la cosa non sta in piedi, si rischia di far addormentare lo spettatore prima di metà film. E non riesco a non paragonarlo a The Other Guys - I Poliziotti di Riserva, opera ultima di Adam McKey e Will Ferrell non (ancora, spero) uscita nel nostro amatissimo Paese. Anche qui gli elementi sono, mutatis mutandis, gli stessi. E nonostante qualche uscita fuori luogo ("sono un pavone, lasciatemi volare" non l'ho ancora capita) ho l'impressione che il complesso funzioni molto meglio. Perché? Perché c'è una cazzo di trama! Iniziata, sviluppata e chiusa. 

Che Ricky Bobby faccia (o mi abbia fatto) ridere non lo metto in dubbio, ma la sensazione che presto sarà tutto nel dimenticatoio è molto forte.

Sì, certo, il padre che si rivende i biglietti della corsa è stata una gran bella cosa.







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