venerdì 2 settembre 2011

As good as it gets

As good as it gets.
James L. Brooks, 1997.

    Melvin Udall (Jack Nicholson) è un cinico, misantropo, razzista, omofobo schizofrenico, paradossalmente scrittore di romanzi sentimentali che nell'arco di pochi giorni si affeziona ad un cane, diventa amico di un pittore gay e si innamora perdutamente di una cameriera. Con il già noto tocco del buon autore di sitcom  (basta vedere, e ancor di più, Voglia di tenerezza) James L. Brooks riesce a raccontare storie lunghe secoli in poco più di due ore, che sembrano una lunga ventata di aria fresca grazie allo humor leggero e frizzante di cui può orgogliosamente vantarsi il produttore del cartone animato più divertente mai creato, e non c'è bisogno che lo nomini.

    Se c'è un pregio di cui il regista tanto nel suo primo successo quanto nel suo grande atteso ritorno può vantarsi è quello di disegnare con mano ferma, decisa ed ispirata i suoi personaggi, forti ed unici, ciascuno con una storia importante da raccontare. Seppur qualcosa è cambiato, i protagonisti restano fedeli a sè stessi nell'evolversi della storia, seguendo un iter psicologico coerente e credibile. Sembra uno studioso delle scienze sociali, quasi uno psicologo, James Brooks, per quanto realistiche sono le azioni delle sue creature cinematografiche e per quanto appropriati sono i loro pensieri ed i loro dialoghi in ogni circostanza, e per quanto vicine a ciascuno di noi sono le loro emozioni.

    Certo non si può negare l'importanza del cast, eccelso in ogni sfumatura ed in ogni occasione. Una fantastica Helen Hunt interpreta una madre impegnata, di quelle che uscendo la mattina di casa dimenticano di specchiarsi, che uscendo con un uomo non si preoccupano di un po' di vomito sul vestito, ma che soprattutto non hanno più confidenza con quella sensazione di leggerezza che si prova quando non hai il peso di una vita sulle tue sole spalle; perfetta in questo ruolo. Fantastico come sempre Jack Nicholson che nel ruolo di psicopatico rende il meglio senza perdere l'irresistibile fascino che caratterizza il suo volto anche se oramai segnato dalle rughe. Non so voi, ma io mi sarei subito innamorata di un Garret o di Melvin così: grande connubio Brooks/Nicholson, che non a caso è valso due oscar all'attore.

    Una romantica commedia, anche profonda e commovente, dai toni leggeri e colorati, di facile visione che non può non addolcire almeno un po' l'animo dello spettatore. 

Milvin: [...] Diciamo che io ho... cos'è?... un disturbo?... Il mio dottore, uno psicoanalista dal quale andavo sempre, dice che nel 50-60% dei casi una pillola può aiutare molto. Io odio le pillole, roba molto pericolosa le pillole, odio. Bada bene uso la parola "odio" apposta, quando parlo di pillole. Odio! Il mio complimento è che quella sera che sei venuta da me e mi hai detto che non avresti mai... beh, insomma, tu c'eri quella sera e lo sai, quello che hai detto. Beh, il mio complimento per te è che... la mattina dopo, ho cominciato a prendere le pillole.
Carol: ...non capisco come possa essere un complimento per me.
Melvin: ...mi fai venire voglia di essere un uomo migliore.
Carol: ...questo è forse il più bel complimento della mia vita!

giovedì 1 settembre 2011

Le fabuleux destin d'Amélie Poulain.

Le fabuleux destin d'Amélie Poulain
Jean -Pierre Jeunet, 2001.
    
    Che meraviglia il mondo dei bambini: candido e fantasioso, incantevole e capace di trasformare la più amara delle atrocità in una favola. Merito della fantasia che trasforma gli occhi in delle lenti dai colori dell'arcobaleno e dell'intimo rapporto che ogni bambino ha con il proprio io, ancora scevro delle influenze delle pressioni sociali. Difficile, quasi impossibile mantenere questo rapporto col proprio fanciullo interiore col passare degli anni, altrettanto lo è trasporlo sullo schermo.

    Favoloso per davvero il mondo di Amélie, o meglio il mondo creato da Jeunet, lezione di vita per ogni adulto dei tempi moderni. Senza compromessi mostra quanto poco possa bastare per aprire gli occhi alle persone e far vedere loro il bello del quotidiano. Anche e soprattutto grazie alla fantasia che  può sfociare in vera e propria menzogna: amare in base ad una piccola bugia è meglio che restare soli; credere di essere stati amati dopo un abile sotterfugio può mettere a tacere anni di tormenti; riprendere a vivere dopo che anche il tuo nano da giardino ha deciso di visitare il mondo è meglio che restare a casa a rimpiangere gli anni che furono. È il mondo della fantasia contro la realtà, il mondo visto e guardato col cuore contro quello visto con gli occhi. In fondo a cosa serve la fantasia se non a rendere più sopportabile il mondo reale?

    I personaggi sono disegnati con loquace essenzialità: piccoli dettagli per lo più insignificanti che possono svelare tutto ciò che serve con un po' di immaginazione. Incantevoli i protagonisti, come le loro storie. Ammalianti fotografia e colonna sonora. E si potrebbe analizzare minuziosamente ogni dettaglio, ma si sminuirebbe la perfezione del gioco di alchimia di così rara riuscita.

    Una favola moderna da guardare con gli occhi del sognatore, quelli che abbiamo sempre chiusi accecati dal cinismo odierno. Romantico e divertente, a tratti malinconico, è molto più che un film qualsiasi: una guida di sopravvivenza per chi nel frastuono del 21imo secolo cerca ancora disperatamente di salvare la propria innocenza e la propria genuinità.