giovedì 23 dicembre 2010

In the Mood for Love

In the Mood for Love
Wong Kar-wai, 2000

A volte le parole non servono. Semplicemente.. ti lasci trasportare.
Bastano poche cose, ma ben combinate, per rendere di un film un capolavoro.
In "In the Mood for Love" si tratta di giochi di specchi, voci fuori campo che anticipano lo scenario, una musica che si ripete.
Basta prendere una storia lineare e renderla senza tempo, scandire il succedersi degli eventi cambiandosi d'abito e consumando i pasti. Mentre le lancette dell'orologio si muovono senza un perché.

Un amore nato cercando di scoprire la verità, una scomoda verità, che preferisco lasciare non detta.
Un amore cresciuto lentamente condividendo la sofferenza per quella scomoda verità, perché il dolore può unire più delle gioie.
Un amore intenso, forse eterno, ma solo sussurrato. Ostacolato dalle convenzioni sociali, dalle quello che gli altri si aspettano che tu faccia, ma anche dalla stessa coscienza dei protagonisti che non vogliono essere "come loro".

« Quando ripensa a quegli anni lontani, è come se li guardasse attraverso un vetro impolverato: il passato è qualcosa che può vedere, ma non può toccare; e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto. »

Passano gli anni ma il ricordo, e forse il rimpianto, per quell'amore perduto prima ancora che potesse sbocciare in tutto il suo splendore non li abbandona. Un sentimento così forte da superare i limiti della razionalità, della realtà, della carnalità.


A volte le parole non bastano quando si vuole descrivere una perfezione dettata dall'alchimia di immagini, suoni, sguardi, e soprattutto silenzi. Un delicato equilibrio per un'opera raffinata, capace di suscitare profonde emozioni, ma anche sensazioni a mala pena messe a fuoco.

 Semplicemente perfetto.










mercoledì 22 dicembre 2010

Pride and Glory

Pride and Glory
Gravin O'Connor, 2008

Pride and Glory aveva tutte le potenzialità per essere un thriller da paura ma, rullo di tamburi, non lo è.
Gli elementi c'erano tutti: bel cast, trama classica ma non banale, Edward Norton, toni cupi.
Il problema è che c'è troppa carne al fuoco, troppi personaggi e troppi elementi, allettando la curiosità dello spettatore senza mai saziarla completamente.

Edward Norton ha una cicatrice sul volto: figo! Come se l'è fatta? Chissà! Ti aspetti una storia fighissima,  e invece no.
Poi, guarda un po', salta fuori che ha una moglie-quasi ex-moglie. Allora vuoi sapere cos'è successo, e come Norton si senta a proposito. E invece niente. Lo accennano brevemente e tutto il resto è libera interpretazione.
Il personaggio di Noah Emmerich si becca la moglia malata terminale di cancro, e non mi è ben chiara la sua funzione. Forse solo per permettere ad Emmerich di sclerare, nel mezzo di una discussione nella quale non c'entrava una beneamata mazza, sul fatto che ha una (parole testuali) fottuta moglie malata terminale di cancro.
E Colin Farrell? Un affettuoso padre di famiglia, un marito premuroso, tenero e giocherellone, che combina un casino della madonna, picchia una donna e punta un ferro da stiro su un neonato. Ci sarà qualcosa dietro, ma non lo sapremo mai.
Ora, prendete tutti questi elementi e mischiateli grossolanamente ad un thriller di droga e corruzione, ed avrete un gran bel poltiglione. Io, personalmente, mi sono persa un paio di volte, forse distratta dalle sopracciglia di Colin Farrell. Problema mio.

La cosa avrebbe anche potuto funzionare, ed anzi al 90° minuto circa ho pensato che lo stesse facendo per davvero. Ed è lì che tutto ha iniziato ad andare veramente a puttane: risse, omicidi - suicidi, vendette, scandali, giornalisti, quasi tutto senza apparente motivo e consequenzialità logica. Ma soprattutto: Edward Norton e Colin Farrell che si spogliano di armi e giubbotti per prendersi a scazzottate (perché? perchééé???) con in sottofondo un allegro motivetto irlandese, per intenderci uno di quei motivetti che in genere accompagnano le spensierate serate nei pub irlandesi con espansivi balletti tra lo scorrere di fiumi di Guinness.

Ma alla fine non è proprio tutto da buttar via. Le interpretazioni sono ottime, tanto da rendere credibili i personaggi dalle labili sfaccettature. I toni della fotografia accompagnano bene lo scandire delle sequenze, i passaggi dalla cupa sporcizia della corruzione e dei giri di droga alla litizia di una famiglia unita per Natale (ma forse non so neanche cos'ho detto).
Al termine di tutto però mi accorgo che il film non ha aggiunto nè tolto niente alla mia vita, che il sole sorgerà e tramonterà come sempre e per l'anno nuovo avrò già dimenticato gran parte del film.
Tranne la scazzottata tra Norton e Farrell, quella no, quella per sempre nel mio cuore.

lunedì 20 dicembre 2010

You will meet a tall dark stranger

You will meet a tall dark stranger
Woody Allen, 2010



You will meet a tall dark stranger, titolo affascinante e misterioso per un film molto più semplice. In questo caso il titolo italiano, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, è forse più coerente. Ma sto divagando.
Come sempre Woody Allen riesce ad allietarci ed allo stesso tempo farci riflettere, con una commedia piacevolmente leggera e subliminalmente intensa. I personaggi sono ben definiti, eccentrici ma reali, con i loro sogni e le loro irrazionalità, con i loro problemi e le loro paure più che concreti. Ottime le interpretazioni, ampiamente confermato il gusto del regista in fatto di donne.
La narrazione scivola facilmente, lineare e senza intoppi, nonostante l'intreccio di storie e personaggi, e nonostante il passaggio dai toni della commedia romantica a quelli del dramma. Scorre talmente bene che solo pensare di raccontare la trama, seppure a grandi linee, mi sembra irriverente, e quindi salto questo passaggio.

Entrando al cinema un gruppo di persone che usciva dalla proiezione precedente, con una pratica  che a mio avviso mi avrebbe leggittimato a metterli a tacere con delle sprangate sui denti, discute del finale del film, rivelando più di quanto realmente necessario. Il succo del loro discorso era che il film finiva male, che il regista aveva voluto parlare di troppe storie e non era riuscito a finirne neanche una. Che in fin dei conti non parlava di niente.

Ma di cosa parla, veramente, You will meet a tall dark stranger?
Io vedo persone che guardano dentro se stesse, che guardano la loro vita e trovano il coraggio di prenderla in mano, per quanto possa essere difficile. Rinunciano alla sicura protezione di un futuro già scritto per ascoltare l'istinto ed ottenere (o quanto meno provarci) quello che davvero li potrebbe rendere felici: la giovinezza a settant'anni, una attività propria dopo anni di lavori insoddisfacenti, il proprio alto e bruno sconosciuto, o semplicemente ciò che non si può avere, che si può solo guardare dalla finestra..
Ci riescono? Non ci riescono?
A chi importa, l'importante è provarci.

sabato 18 dicembre 2010

Intervention.

In preda ad una crisi mistica ho iniziato a dubitare di tutte le mie scelte e soprattutto ad ammorbare chiunque sia rimasto ad ascoltarmi per più di un secondo. In più c'è stato un attacco congiunto di pensieri ossessionanti: enneatipi blabla scappare ovunque, bla, capitis deminutio, eccetera eccetera. 
Poi ho notato che la cosa più eccitante di cui parlare con gli altri riguardava sempre un film: un grande classico, l'ultimo che ho visto, un film che uscirà mesi dopo (con Inception avevo veramente superato ogni limite).
Quindi faccio un mea culpa ed ammetto di avere un problema, che è sempre il primo passo. Ora, il secondo dovrebbe essere cercare di risolverlo, ma per questo c'è tempo. Per ora mi accontento di nascondere la spia del motore con del nastro isolante, un po' come Homer, e sfrutto il fantastico mondo di Internet dove ognuno fa un po' come gli pare e se non avrò mai un follower in vita mia poco male, l'importante è che la smetto di spingere i miei amici al suicidio o, più realisticamente, ad un omicidio.
Per farla breve, visto che sto già perdendo il filo del discorso, questo è un blog.
Un blog monotematico.
Il tema è il cinema.
La professionalità non è di casa.
Se proprio vogliamo dirla senza giri di parole questo è un blog dove un'ignorante parla dei film che ha visto.
Ecco. Ora posso andare.