mercoledì 22 dicembre 2010

Pride and Glory

Pride and Glory
Gravin O'Connor, 2008

Pride and Glory aveva tutte le potenzialità per essere un thriller da paura ma, rullo di tamburi, non lo è.
Gli elementi c'erano tutti: bel cast, trama classica ma non banale, Edward Norton, toni cupi.
Il problema è che c'è troppa carne al fuoco, troppi personaggi e troppi elementi, allettando la curiosità dello spettatore senza mai saziarla completamente.

Edward Norton ha una cicatrice sul volto: figo! Come se l'è fatta? Chissà! Ti aspetti una storia fighissima,  e invece no.
Poi, guarda un po', salta fuori che ha una moglie-quasi ex-moglie. Allora vuoi sapere cos'è successo, e come Norton si senta a proposito. E invece niente. Lo accennano brevemente e tutto il resto è libera interpretazione.
Il personaggio di Noah Emmerich si becca la moglia malata terminale di cancro, e non mi è ben chiara la sua funzione. Forse solo per permettere ad Emmerich di sclerare, nel mezzo di una discussione nella quale non c'entrava una beneamata mazza, sul fatto che ha una (parole testuali) fottuta moglie malata terminale di cancro.
E Colin Farrell? Un affettuoso padre di famiglia, un marito premuroso, tenero e giocherellone, che combina un casino della madonna, picchia una donna e punta un ferro da stiro su un neonato. Ci sarà qualcosa dietro, ma non lo sapremo mai.
Ora, prendete tutti questi elementi e mischiateli grossolanamente ad un thriller di droga e corruzione, ed avrete un gran bel poltiglione. Io, personalmente, mi sono persa un paio di volte, forse distratta dalle sopracciglia di Colin Farrell. Problema mio.

La cosa avrebbe anche potuto funzionare, ed anzi al 90° minuto circa ho pensato che lo stesse facendo per davvero. Ed è lì che tutto ha iniziato ad andare veramente a puttane: risse, omicidi - suicidi, vendette, scandali, giornalisti, quasi tutto senza apparente motivo e consequenzialità logica. Ma soprattutto: Edward Norton e Colin Farrell che si spogliano di armi e giubbotti per prendersi a scazzottate (perché? perchééé???) con in sottofondo un allegro motivetto irlandese, per intenderci uno di quei motivetti che in genere accompagnano le spensierate serate nei pub irlandesi con espansivi balletti tra lo scorrere di fiumi di Guinness.

Ma alla fine non è proprio tutto da buttar via. Le interpretazioni sono ottime, tanto da rendere credibili i personaggi dalle labili sfaccettature. I toni della fotografia accompagnano bene lo scandire delle sequenze, i passaggi dalla cupa sporcizia della corruzione e dei giri di droga alla litizia di una famiglia unita per Natale (ma forse non so neanche cos'ho detto).
Al termine di tutto però mi accorgo che il film non ha aggiunto nè tolto niente alla mia vita, che il sole sorgerà e tramonterà come sempre e per l'anno nuovo avrò già dimenticato gran parte del film.
Tranne la scazzottata tra Norton e Farrell, quella no, quella per sempre nel mio cuore.

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