sabato 1 gennaio 2011

Scusate il dis-ordine.

Ed ecco quella che, grosso modo, sarebbe la mia classifica dei film usciti (in Italia) nel 2010.

1. Inception, Cristopher Nolan.
  Onestamente ho avuto ben pochi dubbi su quale sarebbe stato il film più bello del 2010 nella mia personale classifica, forse lo sapevo ancor prima di vederlo, il film in questione. 
Le aspettative erano tante, alimentate da quelle di tutta la rete, la paura che potesse non soddisfarle anche. Era difficile essere all'altezza di quanto richiesto, ma Nolan ci è riuscito alla grande. 
Perfetto sotto ogni angolazione, bello da togliere il fiato. Conciso: non si perde in spiegazioni noiose e ridondanti, non si dilunga con superflui dettagli. Ogni cosa è lì per un preciso motivo, e la cosa più bella è stata uscire dal cinema, a bocca aperta, increduli per quel dannatissimo scherzetto finale del regista, riflettendo sulla cura prestata ad ogni singola scena, ad ogni singola azione, la precisione con la quale si incastrano tutti i pezzi del puzzle. E poi vederlo di nuovo, solo per assicurarsi di avere il quadro completo e non essersi lasciati sfuggire nulla (sarebbe un peccato).
Al diavolo l'overthinking: la morale è a libera interpretazione.

2. The Social Network, David Fincher.

Mi viene da sorridere, se penso ai pregiudizi che ho letto su questo film prima che uscisse. Un film su facebook? Fincher è alla frutta.
Mi viene da sorridere perché alla fine è una delle pellicole uscite più gloriosamente da questo 2010.
Merito della regia, che in alcuni punti ha fatto rabbrividire tutti noi. Della sceneggiatura, che ci ha allietati con dialoghi finemente esilaranti e pungenti. E degli attori, giovani e bravi.
L'impresa non era certo facile: un film di 2 ore (e per me avrebbe potuto continuare ancora) sul social network che ha inebetito una generazione già non troppo sveglia (scusate, pregiudizi miei e poi, orsù, qui nessuno fa di tutta l'erba un fascio), fatto capolavoro di analisi sociologica conteporanea (anziché un film per sedicenni in piena crisi ormonale e trentenni poco calati nella realtà).
Bravo Fincher, bravo Sorkin, bravi tutti.

3. Scott Pilgrim vs the world, Edgar Wright.

Questo è il film che mi ha stregato per oltre una settimana dopo averlo visto. Questa la scena con la quale tappezzerei le pareti di casa mia.
Una delizia per la vista, l'udito e soprattutto per l'umore. 
Se manca un qualche messaggio profondo sul senso della vita, se mancano scene strappalacrime di quelle che rendono necessariamente bello un film, se manca la suspense, quello che non manca è un adorabile e spassoso umorismo demenziale capace di alleggerire lo spirito, e ditemi voi se è poco.
Una ventata d'aria fresca che in un paio d'ore ti fa dimenticare i problemi di una settimana.
Veloce, frizzante, colorato, riassume il fumetto senza perdere i passaggi essenziali e senza sovraccaricarti.
Da vedere e rivedere.
Chicken isn't vegan!?
4. La prima cosa bella, Paolo Virzì
 Quando è la tua patria (la stessa dei vari Natale in culo, poi) a dare i natali ad un capolavoro del genere è tutto più bello, tutto ha un sapore diverso. 
"La Prima Cosa Bella" è un capolavoro perché sa commuovere e sa far sorridere a livello istintivo e non cognitivo. Perché tratta argomenti che ti spezzano il cuore eppure alla fine, nonostante la morsa nel petto, non c'è spazio per l'amarezza, c'è piuttosto speranza. Speranza nel futuro, nelle persone, nei sentimenti. Nella vita.
 "La Prima Cosa Bella" è un capolavoro perché prende un argomento trito e ritrito, la malattia terminale, ed anziché trattarla nel presente e nel futuro lo fa analizzando il passato ed i suoi strascichi. E lo fa con una dolce leggerezza che non ti strazia ma ti commuove nel modo più bello immaginabile.
"La Prima Cosa Bella" è un capolavoro perché in una trama già intensa di suo riesce ad amalgamare altre questioni delicate: la dipendenza, che esprime a livello superficiale delle problematiche più intense; la felicità e l'amore, la ricerca di entrambi, la loro collisione, dover fare una scelta seppur difficile a costo di averli; ed infine il perdono, incondizionato, dettato dal cuore, dopo anni passati a colpevolizzare quella persona di tutti i propri problemi.
"La Prima Cosa Bella" è un capolavoro. Perché sì. Punto.


5. Away We Go, Sam Mendes.
Su "Away We Go" non avevo dubbi, sapevo che l'avrei adorato e sapevo che sarebbe stato un'opera romantica e leggera, ma non superficiale.
Quello che non sapevo è che mi sarei innamorata così irrazionalmente. A voler essere oggettivi non ha niente in più di molti film esclusi dalla Top, anzi, ma ehi al cuor non si comanda ed "Away We Go" ha parlato direttamente al mio cuore, l'ha colpito nei suoi punti deboli e ne ha fatto un suo succube.
Gli elementi sono pochi ma funzionano: è simpatico, la tematica è estremamente attuale, i due protagonisti sono adorabili, due "immaturi" ribelli avversi alle convenzioni sociali.
Ed un finale che lascia un velo di serenità ed un sorriso sul volto che diffilmente ti lascerà.

6. Toy Story 3, Lee Unkrich
 
Può un cartone animato per bambini essere divertente senza mai essere banale? Può essere tenero e ricordarci la nostra infanzia senza essere stucchevole e cadere nei classici cliché buonisti? Può? La Pixar sono anni che ci dimostra che sì: si può. 
Toy Story 3 non è che l'ennesima conferma, quindi non avrebbe dovuto esserci nessuna sorpresa. 
E invece no. Confesso che dopo Wall-E ed Up io continuo a sorprendermi, perché è incredibile come una pellicola possa risvegliare il bambino che c'è in noi creando una piccola perla, raccontando una favola in modo intelligente ed ironico. E questo è di estrema importanza per me, che sono una convinta sostenitrice della necessità di tenere sempre vivo il bambino che c'è in noi, provare emozioni e sorprenderci per le piccolezze per tenere lontani i nostri fantasmi. Ed i cartoni (specie della Pixar) aiutano un sacco.

7. An Education, Lone Scherfig.
 Questo è un film bello. E mai come in questo caso l'aggettivo bello assume tante sfaccettature. 
Bello non è solo un commento, è un aggettivo per descrivere ogni aspetto di questo film. E' bello da vedere, e la bellezza è l'oggetto ricercato per tutta la sua durata. Sono belli i protagonisti e la loro storia d'amore. Belle sono le loro serate ed i loro viaggi, belli i loro gusti. E l'arte, non dimentichiamoci dell'arte, che è una costante del film e che è la cosa più bella al mondo: l'arte è l'emblema della bellezza. E bella è Parigi. Quindi è un film bello, e siamo d'accordo, allora può non piacere un film bello? Io credo di no.
Ma questo è anche un film amaro, che ti dimostra con un'equazione elementare come non tutto ciò che si desidera può essere consumato, che la via più facile non sempre è percorribile (spesso non c'è una via facile). Spesso la passione ci porta a tradire chi ci ama e poi essere traditi da chi si ama, fare scelte e relative rinunce per effimere ricompense e ritrovarsi poi a mani vuote. 
Ti sbatte la verità, nuda e cruda, sotto il muso, e questo può far male.
Ma se possibile rende "An Education" ancora più bello.

8. Buried, Rodrigo Cortès
 A quanto pare quando hanno chiesto al regista come gli fosse venuta in mente lìidea di girare "Buried", lui ha risposto di aver pensato al modo per impiegare il budget più ridotto: una sola ambientazione, un solo attore. BOOM.
Ne è uscito fuori uno dei film più fighi degli ultimi anni. 
Tralasciamo la parte in cui spiego perché è incredibile come, senza l'uso di flashback, rimanga coerentemente ambientato nella bara e crei un'atmosfera claustrofobica, tesa, emozionante.
Ciò che rende "Buried" un grande film, e non solo un grande esperimento, è il suo essere politically incorrect, la sua irriverenza verso tutto e verso tutti. Verso i rapitori e verso coloro che si professano salvatori, i "buoni", e verso i datori di lavoro. E questa vena non poteva culminare in modo migliore di come immaginato da Cortès, nello sconforto più totale.


9. L'Uomo che Verrà, Giorgio Diritti.
10. The Ghost Writer, Roman Polanski
11. Porco Rosso, Hayao Miyazaki
12. A Single Man, Tom Ford
13. Fantastic Mr Fox, Wes Anderson
14. Shutter Island, Martin Scorsese
15. The Town, Ben Affleck
16. Des Hommes et des Dieux, Xavier Beauvois
17. About Elly, Asghar Farhadi
18. Avatar, James Cameron
19. Up in the Air, Jason Reitman
20. Somewhere, Sofia Coppola

Questi sono più o meno i film che sono certa rimarranno nel tempo del 2010. I primi 8 sono quelli che sento più miei, per i quali avevo più cose da dire.
Ci sono poi delle sottocategorie. Ad esempio le cocenti delusioni: 
Alice in Wonderland, Tim Burton. L'ho aspettato per anni, e quando dico anni lo dico in senso letterale, e mi ha fatto approssimativamente schifo.
Invictus, Clint Eastwood. Clint è una delle certezze, per me, nel cinema. Sapete cosa si prova nell'essere delusi da uno dei propri idoli? Io sì. E fa male.
Poi ci sono le cagate assolute: la decisione va all'unanimità a The Box, di Richard Kelly.
Per non parlare dei film dai quali mi aspettavo qualcosa, non necessariamente di sconvolgente, ma che alla fine mi hanno lasciato ben poco, molto meno di quanto mi aspettassi:
You Will Meet a Tall Dark Stranger, di Woody Allen.
Basilicata Coast to Coast, Rocco Pappaleo.
The Soloist, di Joe Wright.
Ed infine le commedie più carinose dell'anno:
Happy Family, di Gabriele Salvatores. 
Going the Distance, Nanette Burstein.

Tutto il resto è noia. O più probabilmente non l'ho (ancora) visto.


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