True Grit
Joel and Ethan Coen, 2010
"People do not give it credence that a young girl could leave
home and go off in the wintertime to avenge her father’s
blood, but it did happen."
home and go off in the wintertime to avenge her father’s
blood, but it did happen."
Questo è l'incipit di True Grit, l'ultima opera dei fratelli Coen, che racconta la trama molto meglio di quanto potessi fare io. E così salto una parte che mi sta tanto antipatica.
Innanzitutto questo è il film col quale il Drugo si ricongiunge ai Coen, ed allora proprio non si può aspettare: non appena puoi lo vedi. E soprattutto non aspetti l'uscita al cinema in Italia, perché doppiato no, meglio di no. Come si fa a doppiare la voce di Jeff Bridges? Inconcepibile.
E poi, come accennato, è un film dei Coen. E lo sappiamo tutti, il film peggiore dei Coen è quantomeno godibile. True Grit sembrava (dalle locandine, dal trailer, dalla trama, da tutte le premesse) sembrava, ed effettivamente E', un gran bel film.
I registi dipingono uno scenario fedele all'originale, con personaggi caratterizzanti, evidenziando la mentalità del posto (e del tempo), l'ignoranza e la squilibrata concezione della giustizia. Allo stesso tempo rendono loro il film, grazie soprattutto ai dialoghi, come sempre brillanti ed ironici. Il risultato finale è pulito, scorrevole. La fotografia e la regia smussano gli angoli ruvidi propri dei western, trasportati in questo remake dall'aspetto rude dei personaggi, dalle sequenze cruente, dall'alcolismo, e dalla voce roca e graffiante di Jeff Bridges. I dialoghi, invece, danno colore: basti pensare alle negoziazioni della bambina. Un connubio perfetto.
Infine: impossibile non elogiare i protagonisti, soprattutto Jeff Bridges che, vabbé, non ha più bisogno di darci conferme, e la giovane, giovanissima Hailee Steinfeld. 14 anni. Cristo.
Rinnovando il consiglio di vederlo in lingua originale, sappiate che in Italia l'uscita è prevista per il 18 febbraio. Molti candidati all'oscar escono in questo periodo in Italia. Che coincidenza.
I registi dipingono uno scenario fedele all'originale, con personaggi caratterizzanti, evidenziando la mentalità del posto (e del tempo), l'ignoranza e la squilibrata concezione della giustizia. Allo stesso tempo rendono loro il film, grazie soprattutto ai dialoghi, come sempre brillanti ed ironici. Il risultato finale è pulito, scorrevole. La fotografia e la regia smussano gli angoli ruvidi propri dei western, trasportati in questo remake dall'aspetto rude dei personaggi, dalle sequenze cruente, dall'alcolismo, e dalla voce roca e graffiante di Jeff Bridges. I dialoghi, invece, danno colore: basti pensare alle negoziazioni della bambina. Un connubio perfetto.
Infine: impossibile non elogiare i protagonisti, soprattutto Jeff Bridges che, vabbé, non ha più bisogno di darci conferme, e la giovane, giovanissima Hailee Steinfeld. 14 anni. Cristo.
Rinnovando il consiglio di vederlo in lingua originale, sappiate che in Italia l'uscita è prevista per il 18 febbraio. Molti candidati all'oscar escono in questo periodo in Italia. Che coincidenza.
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