lunedì 3 gennaio 2011

The Warriors

I Guerrieri della Notte
Walter Hill, 1979
    Una gang di Coney Island si trova, nel cuore della notte, dall'altra parte di New York. Cercano di tornare nel loro territorio ma devono scampare da tutte le altre gang e dai poliziotti, i "berretti". Qualcuno li vuole vivi, qualcuno li vuole morti, per molti è indifferente.
    Estasi.

    L'atmosfera è in perfetta armonia con la trama: silenziosa e cruda, violenta, sembra quasi un film horror. Si alternano momenti di totale assenza di rumore, con soli giochi di sguardi sfrontati pronti ad accettare qualsiasi sfida, a sequenze dalla consistenza del fracasso: della metro, della strada, di una folla totalmente fuori controllo. Le parole, quando ci sono, sono sporche ed offensive tanto quanto, e forse anche più, della violenza fisica vera e propria, che sparge molto meno sangue.

   Il risultato è (anche) il ritratto di una realtà a sè stante, dove le regole di ogni altro mondo non trovano posto, dove non trova posto la paura, la debolezza, dove la fierezza di sè e della propria divisa sono al primo posto, prima ancora della vita. I Guerrieri sono forti, valorosi ed orgogliosi, non cedono a comportamenti che non si addicono ad un vero uomo. Ma sono anche leali e fedeli all'amicizia: non si lascia un compagno indietro, per quanto si possa rischiare. E nonostante l'aggressione di poliziotti armati di manganello, gang con tanto di mazze da baseball o armi di altro tipo, poco li fa tremare. L'unica cosa che si avvicina al fotterli è sempre una donna. E' proprio vero quel detto, tira più un.. no, non me lo ricordo.

   I personaggi sono davvero unici: folli, surreali, irrazionali, stronzi, sfacciati, irriverenti. Ognuno ha le sue piccole peculiarità che lo distinguono dagli altri: Swan è il saggio, il riflessivo, quello che, in fondo in fondo, vorrebbe fare qualcosa di più della sua vita; Rembrandt è l'artista, meno sfrontato degli altri ma molto leale; Ajax il presuntuoso che speri da subito faccia una brutta fine; Cowboy è quello col cappello da cowboy (!!) sciocco ed ottimista; e Luther, della band dei Rogues, è il folle, il mentalmente diturbato che vorresti vedere in ogni film. La scena in cui esorta i guerrieri a "giocare a fare la guerra" ha un non so che di estremamente esaltante.


 
   Non so voi, ma io ultimamente non ne vedo molti di film in grado di  far rizzare tutti i peli delle braccia e farti adorare quelle persone considerate i "rifiuti" della società. Sapete, quei film che ti coinvolgono e ti impressionano, e ti fanno pensare "ma esistono davvero cose del genere? Figo.".
   Io lo cercavo da un bel pezzo, e l'ho scovato nel '79. 


   





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