sabato 14 maggio 2011

Never Let Me Go

Never Let Me Go
Mark Romanek, 2010




Quanto fanno male i pregiudizi ad un film, qualsiasi film e qualsiasi tipo di pregiudizi. Io, ad esempio, credevo che Never Let Me Go parlasse di un amore che trascende i confini, che supera qualsiasi barriera. Credevo fosse la storia di tre amici d'infanzia che una volta adolescenti si scontravano in una sorta di triangolo amoroso. Credevo mi avrebbe commossa e fatto piangere.
Non è stato niente di tutto ciò, e la visione mi ha profondamente delusa.
Poi, all'improvviso, l'illuminazione. All'improvviso ho capito che parlava di tutt'altro.

Never Let Me Go è la descrizione di cos'è l'uomo messo davanti alla morte mettendo in evidenza le paure più egoiste e l'ipocrisia con la quale cerca di camuffare questa sporca natura, lasciandosi un margine alla fine per pulirsi la coscienza. Più ci penso e più mi sembra che ogni singolo pezzo del puzzle di Never Let Me Go si incastri alla perfezione in questa visione: Ruth tradisce la sua migliore amica senza pensarci due volte nel disperato tentativo di aggrapparsi alla vita, una vita affianco a qualcuno per non essere lasciata sola; Tommy pare dimenticarsi della ragazza che l'ha amato da subito e non gli ha mai voltato le spalle, salvo poi ricordarsene ad anni di disanza, apparentemente solo per avere un futuro; la società, dal canto suo, usa degli esseri umani come cavie appunto per avere un'àncora di salvezza.
L'unica persona realmente umana in tutto ciò è Kathy, la protagonista interpretata dalla dolcissima e talentuosa Carey Mulligan. Le sue azioni sono tutte sincere, spontanee, mosse dall'amore. Anche quando si allontana per diventare assistente e, di fatto, ritardare il suo destino per diversi anni, lei lo fa per non soffrire a causa dell'amore. Quando poi perdona la sua migliore amica ed il ragazzo che ha amato, lo fa per amore, amore sincero, non per doppi fini.. Dimostrando che un'anima ce l'ha.

E quando ho capito questo non ho provato commozione, ma un dolore quasi tangibile. Una sorta di sconforto ed un retrogusto amaro. La tipica sensazione che resta quando ci si accorge di una realtà che non si era messa bene a fuoco.

Ora, questo è il mio tentativo di salvere il salvabile, perché se non fosse per questo tranne la bella fotografia , qualche scena onestamente toccante o semplicemente simpatica (come la prima ordinazione al bar dei tre ragazzi), non mi sarebbe rimasto gran ché.
Premettendo di non aver letto il libro, posso dire che se il messaggio fosse stato qualsiasi altra cosa, in particolare tematiche di amore sincero e profondo, allora lo script avrebbe miseramente fallito, lasciandomi solo un senso di vuoto senza toccarmi minimamente.

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